Ser ciappelletto parafrasi boccaccio biography
Il racconto è un estratto del libro "Le novelle del Decameron"
Siamo in Francia alla fine del XIII secolo. Qui vive un mercante fiorentino molto ricco, che si chiama Musciatto Franzesi. È un uomo astuto che nel tempo è riuscito a stabilire dei rapporti con la corte di Francia, fino a diventare cavaliere e amico di Carlo Senzaterra, fratello del re di Francia Filippo il Bello.
Un giorno il papa chiama messer Musciatto per questioni politiche urgenti e molto importanti. Deve rientrare in Italia definitivamente e non sa come sistemare i suoi affari prima di partire. Decide quindi di affidare il compito a diversi curatori di fiducia.
Tuttavia è molto preoccupato per una somma che deve riscuotere da alcuni Borgognoni. Questi hanno una pessima reputazione. La gente li conosce come uomini disonesti e litigiosi, e per questo messer Musciatto non sa a chi affidare il compito. Pensa a lungo e alla fine decide di affidare la riscossione dei crediti a qualcuno di sua conoscenza, abbastanza furbo e disonesto per poter affrontare i Borgognoni e riuscire a recuperare i soldi.
Chiama quindi ser Ciappelletto, un fiorentino come lui che vive in Francia, che ha ospitato e protetto molte volte.
In realtà il suo vero nome è Cepparello da Prato, ma i francesi lo chiamano Chapelet che significa cappellino o piccolo cappello, per il suo aspetto minuto, sempre ben vestito e con un cappellino in testa.
Ma non bisogna fidarsi delle apparenze. Ser Ciappelletto è un vero serpente, il peggiore essere umano sulla terra. Di mestiere fa il notaio, ma raramente pratica la sua professione. Quelle poche volte che prepara dei documenti notarili, li falsifica. Non riesce a preparare documenti veri, perché si vergogna moltissimo quando fa qualcosa di onesto. Preferisce fare documenti falsi gratuitamente, invece che documenti onesti pagati molto bene. Ma non è questa la sua attività principale. La sue vere passioni sono i raggiri, le rapine e gli omicidi.
Inoltre, quando qualcuno lo invita a testimoniare il falso, accetta sempre molto volentieri. E siccome in Francia la testimonianza sotto giuramento è tenuta in grande considerazione, con le sue menzogne spudorate riesce a vincere tutte le cause che lo coinvolgono.
È anche un grandissimo bestemmiatore di Dio, della Madonna e di tutti i Santi, non va mai in chiesa e offende con parole orribili tutti i credenti. Frequenta solo postriboli e locali malfamati, dove gioca con dadi truccati, si ubriaca senza misura e mangia fino a sentirsi male.
Uno dei suoi passatempi preferiti è quello di insinuare dei sospetti fra parenti e amici per provocare scandali e inimicizie. E più danni causa, più è felice.
Insomma, questo è l’uomo che deve andare a riscuotere i crediti di messer Musciatto.
Quindi messer Musciatto convoca Ser Ciappelletto e gli propone di occuparsi del recupero crediti. Il suo lavoro verrà ricompensato con una percentuale sui crediti recuperati e una lettera di raccomandazione alla corte di Francia. Ser Ciappelletto accetta subito l’incarico. Ormai è anziano e non ha molti impegni. Il suo amico e protettore deve partire e quindi ha bisogno di mettere da parte un po’ di soldi, ma soprattutto ha bisogno dei favori di qualche amicizia influente.
Quindi Ser Ciappelletto, dopo che ha ricevuto la procura e la lettera di raccomandazione, parte per la Borgogna. Qui due fratelli fiorentini lo ospitano nella loro casa. Di mestiere fanno gli usurai. I due fratelli lo trattano con molto riguardo per rispetto di messer Musciatto. Ser Ciappelletto inizia a svolgere il suo lavoro con diligenza, ma purtroppo dopo un po’ di tempo si ammala. I due fratelli fanno tutto il possibile per curarlo: chiamano i migliori medici, ingaggiano dei servitori per seguirlo costantemente, gli forniscono tutte le possibili attenzioni per migliorare la sua salute.
Ma ogni cura peggiora ancora di più la situazione. I medici sono convinti che ormai non c’è più speranza e che presto il pover’uomo dovrà lasciare questo mondo.
Un giorno i due fratelli, molto preoccupati per la situazione, parlano tra di loro. «E adesso cosa facciamo?» dice uno dei fratelli. «Non possiamo certo mandarlo via di casa. Cosa direbbe la gente? Prima l’abbiamo accolto con tutti gli onori, e adesso che si è ammalato gravemente lo lasciamo in mezzo a una strada? Un uomo come lui sicuramente morirà senza confessare i suoi peccati, e quindi non lo metteranno al cimitero, ma butteranno il suo corpo nelle fosse comuni. Ma anche con una confessione, i suoi peccati sono talmente orribili che nessun prete vorrà assolverlo. E alla fine comunque lo butteranno nelle fosse. E allora cosa diranno gli abitanti, che già ci odiano per il nostro lavoro? Cominceranno a urlare ‘Questi farabutti di italiani, non li vogliono più neanche in chiesa’. Sono sicuro che verranno in casa nostra ad aggredirci e potrebbero anche ucciderci.»
Ser Ciappelletto, dal suo letto, riesce a sentire il discorso dei due fratelli e li chiama. «Amici miei, ho sentito quello che avete detto e mi dispiace per le vostre preoccupazioni. Ma vi prometto che non avrete problemi. Quindi fate come vi dico. Cercate un frate, quello più saggio e santo che potete trovare e ditegli di venire da me per confessarmi.»
I due fratelli non sono molto convinti dalle parole di ser Ciappelletto. Tuttavia non hanno molta scelta e vanno in convento per cercare un frate. Trovano un vecchio frate, un uomo molto venerabile che fa una vita santa e buona, che decide di venire subito con loro.
Quando arriva nella stanza di ser Ciappelletto, si siede accanto a lui e per prima cosa prova a confortarlo.
Poi il frate domanda: «Figliolo, da quanto tempo non ti confessi?» E ser Ciappelletto, che in vita sua non si è mai confessato, risponde: «Padre, di solito mi confesso due volte a settimana. Ma adesso sono passati più di otto giorni dall’ultima confessione, perché mi sono sentito molto male a causa della malattia.»
«Bravo figliolo!» dice il frate. «E siccome ti confessi così spesso, non avrò molto da chiederti.»
Ma ser Ciappelletto lo supplica: «Padre! In vita mia non sono mai riuscito a confessarmi come avrei desiderato. Non mi sono mai confessato bene. Non abbastanza da sentirmi in pace con Dio. Quindi vi prego, trattatemi come un uomo che non si è mai confessato. Chiedetemi tutto in maniera minuziosa, senza riguardo per la mia malattia, perché preferisco dare un dolore a queste carni piuttosto che un dolore a Dio.»
Il frate ascolta e approva queste parole con grande commozione. Prima loda questa sua attitudine e poi gli chiede se ha fatto peccato di lussuria con qualche femmina. Ser Ciappelletto, che da quando era ragazzo ha frequentato tutti i bordelli che ha trovato, risponde sospirando: «Padre mio, mi vergogno a dirlo perché non vorrei peccare di presunzione.» A queste parole il santo frate dice: «Dimmi pure senza temere, perché quando dici il vero non fai mai peccato.» Allora ser Ciappelletto dice: «Poiché mi rassicurate, vi dico questo: io sono vergine, così come sono uscito dal corpo della mia mamma.»
«Oh, benedetto!» esclama il frate. «La tua scelta di rimanere puro è più meritevole della nostra, perché nessuna regola ti ha costretto.»
Poi il frate gli chiede se ha fatto qualche peccato di gola. Ser Ciappelletto risponde sospirando: «Sì, padre mio. Ho peccato di gola molte volte. Spesso faccio dei digiuni come penitenza e a volte, specialmente se il digiuno dura a lungo, bevo l’acqua con la stessa ingordigia dei bevitori di vino, e il cibo mi sembra più buono di quanto dovrebbe sembrare a uno che digiuna per devozione.»
Il frate risponde: «Benedetto figliolo, questi sono peccati molto leggeri. A ogni uomo succede che dopo il digiuno gli sembra buono il mangiare e il bere.» E ser Ciappelletto risponde «Padre mio, voi dite così solo per confortarmi. Voi sapete bene che le cose che si fanno al servizio di Dio, devono essere fatte candidamente, senza nessuna macchia sull’anima, altrimenti è peccato».
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Le novelle del Decameron
12 selected short stories rewritten in easy and modern Italian
for beginners and intermediate learners (A2-B1)